Niente parrucca, solo il naso rosso e
un trucco essenziale sul volto. Dialoga con la sua scimmietta e mantiene gli
oggetti in equilibrio, con l’intento di strappare un sorriso a grandi e
piccini. Il suo lavoro è far diventare
possibile ciò che all’apparenza sembra impossibile.
Cerca lo sguardo degli
spettatori, forse per sentirsi meno solo. Girovaga con la sua espressione trasognata
Pass Pass, il mimo elegante e
malinconico alla ricerca del minimo necessario per continuare la sua
“collezione di attimi” e trasformare le tristezze in piccole gioie.
«Faccio tesoro degli attimi che raccolgo, per
darli ad altri». Jeanpierre Bianco,
francese di nascita ma di sangue italiano – come il cognome rivela – è noto al
pubblico col nome di Pass Pass. Non è
un personaggio eccentrico e appariscente, è semplicemente lui. Ogni esibizione
è diversa dalla precedente, i numeri variano come il pubblico, sono frutto di
anni di intenso lavoro.
La sua arte è la “pantomima” e Jeanpierre, clown di
professione, fantasista, acrobata, equilibrista e giocoliere, sin da giovinetto
sognava di regalare sorrisi alla gente. Ritaglia istanti di spensieratezza con
la sua pantomima, affidata a gesti delicati, all’espressione dolce del volto,
ai movimenti garbati del corpo e anche alla scelta accurata della musica d’accompagnamento.
Da tre anni Pass Pass lavora al parco
divertimenti di Gardaland, ma è diventato famoso in tutta Italia
da quando milioni di concittadini lo hanno visto in tv, nella finale
dell’ultima edizione del programma di Canale 5 “Italia’s got talent”. È stato a
un soffio dal vincere il talent-show condotto da Belen Rodriguez e che ha visto
impegnati in giuria Gerry Scotti, Maria De Filippi e Rudy Zerbi. Finita la
parentesi televisiva, il clown ha ripreso con entusiasmo il suo lavoro a
Gardaland, dov’è al centro di uno spettacolo tutto suo, a tutto tondo,
clownerie per adulti e bambini: il “Fantasy Show” che racchiude l’essenza della
sua arte. All’apparenza un po’ retro, garbate e riflessive, le sue performance
piacciono al pubblico che in tv lo ha seguito e sostenuto.
"Italia's got talent 2013" |
È nato a Parigi ma il nome Pass Pass, spiega il mimo italo-francese, «è nato nel lontano nel
1996, da una delegazione di Clown Senza Frontiere a Sarajevo.
Una notte,
arrivati alla linea di confine, il nostro furgone fu bloccato da una guardia
che parlava solo francese. Dialogai con lui e a un tratto lui prese a gridare in
francese “passe, passe, passe” per far varcare la frontiera al nostro furgone
carico di clown. Dopo poco, tutti presero a ripetere allegramente il tormentone
“passe passe passe”. E così nacque l’ispirazione». Sorride al ricordo e rivela:
«Mi piace molto il nome Pass Pass
perché dà l’idea del passaggio, del girovagare, di quel nomadismo che è tipico
delle famiglie circensi…»
Ha iniziato giovanissimo Jeanpierre a fare
spettacolo: «La mia infanzia non è stata facile e ho fatto tesoro del mio
vissuto, ho cercato sempre di catturare il sorriso, le emozioni e la poetica. Avevo
17 anni – prosegue – quando decisi di fare l’Accademia Fratellini di
Parigi, la più prestigiosa scuola circense in Europa. Lì, mi sono diplomato e
ho trovato tanti compagni di avventura; poi ho continuato a fare il clown e mi
auguro di poter continuare a fare sorridere la gente per sempre. Ho fatto molte
esperienze e nel mondo artistico ho conosciuto anche la mia compagna».
La sua vera esperienza come clown prese il via
anni fa, quando fu scelto dall’Associazione italiana “Soccorso Clown”, attiva
negli ospedali. Il naso rosso arrivò poi, nato a Firenze, se l’è portato in
giro fino a Mantova, quindi nel Veronese. Tre anni fa, riprende il mimo, «sono
approdato a Gardaland e poi ho voluto provare “Italia’s got talent” perché tra
i tanti talent-show mi sembrava fosse più vicino al mio percorso e mi permetteva
di esprimere il mio talento, ciò che faccio con gioia e sento mi appartiene». È
stato il primo talent show a cui abbia partecipato, «un’esperienza – dice – che
consiglio a chi ha un talento da esprimere».
Il momento meno bello, dice scherzando, «è stata
la vittoria del cantante Daniel Adomako, che comunque stimo e continuo a
sentire anche a trasmissione terminata. Mi ha fatto, però, molto piacere raccogliere
una percentuale così alta di voti, soprattutto da parte di tanti italiani.
C’era molta gente ad applaudire in teatro, poi c’erano i tre giudici. È stato davvero
emozionante: che sia il pubblico o una commissione di giudici a guardarmi, non
nego che la carica c’è e io non ero più abituato ad avere dei giudici davanti». La sensazione è stata quella «di tornare ai tempi della scuola!»
I numeri portati in tv sono quelli inventati da
lui, frutto di una fantasia sorprendente. Pass Pass si definisce «un artigiano
dei suoi spettacoli». Inventa, prova e riprova, finché il risultato ottimale
non prende forma. «Il mio maestro della scuola di mimo a Parigi – rammenta – mi
diceva sempre che per essere un bravo attore bisogna essere un bravo artigiano.
Tutti i miei numeri nascono da me, a volte a più mani con altri artisti che
incontro, a volte dall’allenamento solitario; poi io ci lavoro e loro subiscono
varie modifiche nel tempo, fino al momento clou, quando arriva l’esordio davanti
al pubblico».
Rimane la curiosità della compagna di vita di Pass
Pass, anche lei artista. «Con mia moglie ci siamo conosciuti a un festival di
artisti di strada» ed è nato l’amore. «Lei è burattinaia, è anche molto critica
nei miei confronti, mi guarda, mi aiuta e consiglia. Ma anche la mia piccola
Chiara osserva e giudica… ah, è terribile!» Se buon sangue non mente, forse
un’altra artista sta crescendo...
La
nostra intervista si conclude con la frase che è ormai l'essenza dell'arte di Pass Pass: "Un
sorriso che si cela dietro la malinconia è il modo più intelligente di prendere
le avversità della vita alle spalle, e costringerle in un angolo".
Ultima concessione prima di tornare al lavoro e
al pubblico di Gardaland. Si prepara per il mimo un'estate ricca d'ingaggi... tra piazze e appuntamenti televisivi.
Francesca Gardenato
Un grazie particolare a mio fratello Alessandro, collega di Pass Pass.
Un grazie particolare a mio fratello Alessandro, collega di Pass Pass.
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