La gabbia ora è abitata
solo dalla leonessa, e da qualche settimana anche lei non mangia: sembra
triste, sente la solitudine. Jack ha lasciato l'oasi della Valtenesi (nel verde entroterra del lago bresciano) il mese scorso.
Jack, la mascotte dell’oasi
degli animali, se n’è andato il mese scorso. Era un meraviglioso esemplare di
tigre siberiana, 18 anni, cresciuto in Valtenesi, accudito con amore sin da
cucciolo, allattato e svezzato da Roberto Dancelli (nella foto sopra) nel suo ‘parco’ di
Bottenago, a Polpenazze del Garda. Stava spesso sdraiato facendo bella mostra
della sua pelliccia tigrata, 230 chili di fierezza, allevato e amato dallo stesso proprietario che, da quando pesava pochi chili, non lo aveva mai
lasciato.
La sua mamma, affidata
all’oasi dal Corpo forestale dello Stato, era morta presto di tumore. E insieme
a Chicca, la leonessa di 20 anni, Jack da qualche tempo condivideva la gabbia.
Pur con la sua mole, ogni volta che Roberto entrava nella gabbia a trovarlo,
Jack non mancava di strusciarsi a lui con affetto, come un devoto gatto di casa.
Sentire le fusa di questo “micione” di quasi tre quintali, mentre invocava le carezze
del suo ‘padrone’, era uno spettacolo singolare per i tanti ospiti che nella
bella stagione visitano l’oasi di Bottenago.
Uno spazio di circa 33mila
metri quadrati, dove Roberto Dancelli ha creato la “casa di accoglienza degli
animali”. La sua passione. In quasi trent’anni l’oasi si è ampliata fino a
diventare luogo di accoglienza e riparo per esemplari di ogni razza e
provenienza, maltrattati, abbandonati o feriti (cigni, tartarughe, pappagalli,
visoni, poi la tigre, l’orso, il puma, il leone…). Guai a chiamare zoo quello
che il suo ideatore e proprietario ha concepito come «un ricovero, o un
ostello», ben tenuto e curato in ogni dettaglio.
Questo posto, rimarca Dancelli,
«purtroppo è diventato il punto di riferimento per chi non vuole più tenere con
sé il “cucciolo” acquistato, o per i circhi che devono sostituire l’attrazione
di turno perché troppo anziana. Se invece qualcuno ci chiede un animale in
affidamento, lo regaliamo, purché vada in buone mani».
Un brutto colpo la
scomparsa di Jack, colpito da una malformazione ossea, per il 53enne bresciano
che in Valtenesi è conosciuto come “coperturista” di tetti, ma nel tempo libero
e per amore si prende cura di bestiole abbandonate nelle situazioni più strane,
accogliendole tra le mura di questa “famiglia allargata”.
Una realtà che si
mantiene grazie al lavoro dei volontari e alle donazioni di amici e visitatori
generosi. L'oasi è visitabile nei pomeriggi dei fine settimana, fino a ottobre.
(Fotografie di Sandro Begali)
(Fotografie di Sandro Begali)
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