Tra una
piantina di pomodori e una di insalata si impara a coltivare la terra e si
consolidano relazioni di rispetto reciproco, dialogo, condivisione e mutuo
aiuto fra persone di nazionalità diversa. Avviene a Desenzano, da questa
estate...
Vengono da Italia, Moldavia,
Albania, Brasile, Egitto e Marocco le famiglie (una decina per ora) che si
servono degli orti sociali nel Giardino botanico Bagoda di Desenzano, grazie alla collaborazione fra il Centro aiuto vita
(in breve: Cav) desenzanese e la famiglia Vezzola che ha messo a disposizione uno spazio all'interno del proprio parco.
Un’idea fruttuosa, balenata
nella mente dei volontari alcuni mesi fa e che a giugno ha regalato il primo
pomodoro. «Il disagio socio-economico nel quale molte famiglie vivono e la
sensibilità nei confronti delle tematiche legate all’ambiente, alla
biodiversità e alla riduzione degli sprechi ci hanno fatto pensare all’orto
sociale», spiega Bruna Filippini,
presidente del sodalizio.
Nel parco dei Vezzola, proprio sotto il viadotto di Desenzano,
è quindi germogliato il progetto agricolo, «fonte di ricchezza naturale, ma anche
socio-culturale e umana, favorendo il superamento di pregiudizi e diffidenze».
Dal 1988 il Cav, nella città di Desenzano e per i comuni vicini, è un punto di riferimento vitale per molte giovani madri e
famiglie disagiate.
A ogni partecipante al
progetto, l'associazione ha assegnato un lotto di terra, per coltivare frutta e verdura
per il proprio sostentamento; un’altra parte di terra viene gestita in comune e il ricavato messo a
disposizione di altre persone in difficoltà economica, senza fini di lucro.
Tre
volontari orticoltori sono presenti per insegnare ai neocoltivatori le tecniche
agricole, quali la rotazione delle colture e la difesa biologica, per tutelare
la biodiversità del luogo. È vietato l’uso di sostanze chimiche.
Tutti sono
coinvolti nella programmazione e verifica degli orti; la semina e la
coltivazione seguono le modalità stabilite dal gruppo nelle riunioni , così come
la raccolta e la destinazione del ricavato.
Ai neocoltivatori – tra cui ci sono
pure due donne – il Cav mette a disposizione quanto serve per lavorare la terra:
dalle zappe al fertilizzante bio... La sera, nella bella stagione, arrivavano al parco anche le mamme e i
bimbi, il luogo si animava di voci e colori.
Per maggiori informazioni: cavdese(at)gmail.com
Francesca Gardenato
(articolo pubblicato sul quotidiano "Avvenire" di domenica 29 settembre 2013)
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