Lankama vi invita
alla mostra di preziosi solidali a Soiano del Lago (oggi e domani sul Garda bresciano). Accessori unici, realizzati e ricamati a mano
da ragazze indiane del laboratorio LanakmAtelier, il cui ricavato andrà a
sostenere lo sviluppo dello stesso progetto in India: la nascita di una
boutique in cui poter esporre e vendere questi articoli, anche in India.
Al progetto contribuisce anche il nostro 2° Concorso nazionale di moda musicale "Vesti la Musica... in abito da sera" con le due serate del 13 e 15 giugno 2013 a Sirmione e Rivoltella del Garda.
Lankama è una piccola associazione Onlus con
sede a Pozzolengo (presidente è l’amica Loredana Prosperini). Da 15 anni opera
in una delle zone più povere dell’India del Sud facendosi carico della crescita
e dell’educazione di circa 300
bambini nella Smiling Children’s Home, una casa di accoglienza dove i ragazzi
vivono, mangiano, giocano e studiano.
Per
due giorni – sabato 25 e domenica 26
maggio – presso il Residence SanRocco di Soiano del Lago, in via P.Avanzi 11, Lankama mette a disposizione degli
ospiti una collezione unica di accessori
creati a mano nel laboratorio di ricamo-sartoria avviato in India: borse, cinture, bracciali, beauty set e
portagioielli, tutti pezzi unici e artigianali. Creazioni ricamate a mano
su preziose stoffe indiane, articoli colorati e raffinati, il cui ricavato servirà
a potenziare il progetto LankamAtelier.
L’apertura
della mostra mercato sarà oggi pomeriggio alle 15.30, fino alle 19 circa, e
domani dalle 10 alle 18. Per chi desidera è anche possibile prenotare la cena
vegetariana ai sapori dell’India o il pranzo della domenica al prezzo di 35
euro (il ricavato andrà sempre a favore dei bambini e delle donne di Lankama).
I bambini aiutati da Lankama in
questi anni sono orfani o provenienti da famiglie poverissime nella regione Andhra
Pradesh (a Sud dell`India), dove il 43% dei bimbi sotto i 14 anni lavora nei
campi di cotone o di riso: le ore di lavoro sono tante, la paga è misera (meno
di un euro al giorno) e il lavoro sfiaccante, in condizioni irregolari. Appartengono
alla casta degli intoccabili che, per quanto ufficialmente sia stata abolita
nel 1947, in pratica ancora permane. «L’unico modo per farli uscire dal ghetto
in cui sono confinati, è dare loro un’istruzione o insegnare loro un mestiere»,
dichiara la presidente di Lankama, Loredana
Prosperini. «Il nostro obiettivo primario è quindi quello di offrire a
questi bambini una speranza per il loro futuro, dando loro la possibilità di
frequentare qualche anno di studio e di essere inseriti nel mondo del lavoro.
Potranno così un giorno rendersi autosufficienti, essere di aiuto alle loro
famiglie e alle generazioni che verranno».
Per
gli orfani è stata costruita la Smiling Children ’s Home; gli altri ragazzi vivono con
loro famiglie, nei villaggi vicini. Quando hanno compiuto i 10-12 anni succede
a volte che alcune famiglie li ritirano dalla scuola per mandarli a lavorare,
privandoli di un’educazione e quindi di un futuro migliore. Determinati a risolvere
il problema, i volontari di Lankama, hanno cercato di fare qualcosa di concreto
per i ragazzi, le loro famiglie e capire le loro esigenze e sfide quotidiane.
«Abbiamo
dunque messo in atto un’attività di sostegno all’economia familiare – continua la presidente Prosperini
–, in modo da rendere meno necessario il ricorso al lavoro dei piccoli, che
avrebbero così potuto continuare a studiare, fino a finire almeno la terza
media. Ma se volevamo che l’intervento non fosse momentaneo, tanto per
risolvere una situazione contingente di emergenza, dovevamo mettere in atto
qualche strategia per dare continuità al progetto, coerentemente con la nostra missione.
Dopo la terza media, capitava comunque che alcuni ragazzini o ragazze fossero costrette a lavori saltuari, in condizioni assurde. Il lavoro di queste persone (che qui vengono chiamate “coolie”) consiste nel trasportare mattoni, spaccare pietre, tagliare rami per produrre i bastoncini d’incenso, trasportare i bagagli dei passeggeri nelle stazioni, lavorare occasionalmente nei campi di tabacco o di cotone… Ma l’occupazione principale (circa l’80% nella nostra regione, l’Andhra Pradesh) si svolge nelle risaie e consiste nel piantare i germogli del riso e tagliare le piantine quando sono cresciute. Nel fango, sotto il sole rovente o la pioggia».
Dopo la terza media, capitava comunque che alcuni ragazzini o ragazze fossero costrette a lavori saltuari, in condizioni assurde. Il lavoro di queste persone (che qui vengono chiamate “coolie”) consiste nel trasportare mattoni, spaccare pietre, tagliare rami per produrre i bastoncini d’incenso, trasportare i bagagli dei passeggeri nelle stazioni, lavorare occasionalmente nei campi di tabacco o di cotone… Ma l’occupazione principale (circa l’80% nella nostra regione, l’Andhra Pradesh) si svolge nelle risaie e consiste nel piantare i germogli del riso e tagliare le piantine quando sono cresciute. Nel fango, sotto il sole rovente o la pioggia».
Si prospettava
quindi chiaramente la necessità di offrire loro un’alternativa concreta per sottrarli
al giogo di un lavoro infame e senza prospettive.
Lo
sfruttamento del lavoro minorile è diffuso in tutto il mondo, ma in particolare
in India vi sono variabili culturali e sociali che aggravano il problema. Le
leggi nazionali proibiscono il lavoro per i minori di 14 anni, ma non vengono rispettate
per gli “intoccabili”.
Per cominciare, racconta ancora Loredana, «abbiamo puntato
sulle ragazze: un gruppo di dieci giovani donne che avevano interrotto gli
studi per la necessità di sfamare una famiglia che aveva perso il padre o che
si era indebitata o più semplicemente che si era ampliata con l’arrivo di nuovi
nati.
Per toglierle dal lavoro in risaia,
due anni fa abbiamo istituito un atelier
di sartoria: abbiamo acquistato macchine da cucire e abbiamo mandato le
ragazze a frequentare corsi di ricamo, taglio e cucito. Nel laboratorio sono state ammesse anche
alcune giovani vedove del villaggio vicino».
È nato
così il laboratorio – e il progetto – “LankamAtelier,
prezioso solidale”, «atualmente utilizzato per la nostra comunità che ha in
questo modo la possibilità di confezionare in proprio ciò che occorre ai
bambini (divise, abiti, pigiami e camicie da notte…) e le giovani sarte si
stanno perfezionando nel ricamo a mano, per confezionare sari da proporre alle
ricche signore indiane. In questo modo si renderanno autosufficienti e potranno
essere di aiuto a se stesse, alle proprie famiglie e insegnare a loro volta il
mestiere alle generazioni future».
Con la
collaborazione di una stilista desenzanese ChiaraZanetti, il progetto offre alle ragazze indiane coinvolte una grande
opportunità, portando professionalità (e non sfruttamento), offrendo loro un
salario accettabile, una ragionevole sicurezza del posto di lavoro, un monte
ore regolato, impegnandole in un’attività produttiva che possa generare risorse
economiche in una delle comunità più emarginate del mondo».
Nell’ambito
di questo programma Chiara Zanetti ha pensato a un progetto per valorizzare il lavoro e la manualità di un Paese
come l’India, dove vengono sfruttate all’osso la manodopera e le persone. «Ho
fatto ricamare alle ragazze di Lankama – spiega Chiara – disegni su strisce di
pelle da me progettate e poi montate trasformandole in originali e raffinati
bracciali. Il lavoro è stato seguito personalmente in India da Loredana,
presidente di Lankama».
All’insegna del prezioso solidale, le ragazze hanno poi continuato a lavorare creando altri accessori di moda: collarette, fusciacche, beauty set, portagioielli.
All’insegna del prezioso solidale, le ragazze hanno poi continuato a lavorare creando altri accessori di moda: collarette, fusciacche, beauty set, portagioielli.
Il
progetto non si ferma qui e con la vendita degli accessori si spera di poter
costruire il seguito. La Smiling Children’s Home si trova a 25 km dalla città,
nel piccolo e sperduto villaggio di Apparaopeta, che non è raggiungibile con mezzi
pubblici e ci si arriva attraverso una stradina stretta e dissestata.
«Il
nostro desiderio – riprende Prosperini – è quello di utilizzare il laboratorio
per eseguire lavori su commissione per l’esterno, cioè confezionare e ricamare
sari e panjabi per le signore indiane. Vorremmo quindi affittare un piccolo locale, una bottega in città, dove a turno alcune delle ragazze potranno mostre alle clienti del
centro i loro prodotti, un catalogo con tutte le immagini dei loro disegni, per
poi prendere le ordinazioni. Gli utili saranno poi suddivisi fra le ragazze che
avranno lavorato al progetto, realizzando una sorta di social enterprise».
Nessun commento:
Posta un commento