Oggi
ho realizzato ancora una volta quanto affetto e quanta gioia un animale può
dare all'uomo. Seguendo un'ora di Pet Therapy alla casa di riposo (Rsa di Desenzano del Garda) con Michela Minuti e l'educatrice Emanuela Pellegrino ho sperimentato di
persona l'effetto benefico e le emozioni uniche che il cane (Paco in questo caso, un labrador di quattro anni) è in
grado di trasmettere agli anziani e soprattutto ai malati di Alzheimer.
Un'esperienza unica, coinvolgente, molto toccante: ve lo racconto di seguito :-) e perdonate la lunghezza del testo, che taglierò per la stampa ma qui no.
Sta
per entrare Paco. Atteso più di una star.
Giulia non sta nella pelle appena lo vede. Si
porta le mani al viso e la voce le si fa stridula, “el cagnì, oh mama el cagnì”
(il cane, o mamma il cane). Giuseppe è più serio, non si fa corrompere
facilmente dalla sua massa di pelo. Mariella lo ispeziona, e le scappa un
sorriso. Reazioni diverse, tutte riunite in un accogliente
salottino, alla casa di riposo di Desenzano (Fondazione Sant’Angela Merici), dove
sta per iniziare una seduta di “Pet Therapy”.
Come ogni mercoledì da un mese e mezzo, il divo
del momento è Paco, un Labrador affettuoso quanto “professionale”, impegnato
nel suo ruolo di “pet” insieme alla padrona, la terapista Michela Minuti, specializzata in attività assistite dall’animale.
«Ho
due cani e un coniglio, abilitati per svolgere questo tipo di attività»,
racconta l’operatrice. Il termine inglese indica la terapia diffusa dagli anni
’60 negli Stati Uniti, e poi in vari Paesi europei e da un po’ di anni anche in
Italia, che coinvolge attivamente gli animali in qualità di “assistenti
emozionali”.
Il cane, si sa, è da sempre il migliore amico
dell’uomo, fedele compagno di vita e apprezzato per la sua capacità d’interazione
con l’uomo, è disponibile, affettuoso e riconoscente. Paco, quattro anni di Labrador,
non sbaglia un colpo: prima le coccole di saluto, qualche moina (e lui lo sa: mai
rinunciare a una carezza!), la spazzolata e, alla fine, il meritato premio. Si
sdraia ai piedi di Luigi, come se sapesse. «Avevo un cane da caccia, era
femmina, si chiamava Diana, proprio come la dea della caccia». Ogni reazione,
anche la più piccola, non è scontata. Piccole conquiste, e la memoria per una
volta non tradisce. Giulia esulta dalla sua sedia a rotelle, non smette un
secondo di osservare stupita le mosse dell’amico a quattro zampe. Nei commenti sfoga tutto il suo entusiasmo:
«Ma come è bello, quanto pelo e come è morbido e giocherellone, ora si siede…
adesso sbadiglia!». Chi lo direbbe che è una di quelle pazienti schive, chiuse
in se stesse a causa della malattia, restie a reagire a qualsiasi attività:
musicoterapia o narrazione, nulla riesce a conquistarla più di Paco. Eppure, ci
dice l’educatrice Emanuela Pellegrino
che ogni giorno segue i pazienti del nucleo Rosa con la collega Paola
Simoncelli, «sembra un miracolo, ma con il cane Giulia si trasforma, diventa
più solare, ride e parla con tutti».
Dalle carezze si passa alla spazzolata e al
gioco. Ogni incontro ha un suo programma, semplice ed efficace. Paco ‘lavora’
per un’ora circa. In cambio della sua
compagnia, gli sono concessi sei biscottini a forma di osso, che a turno sono
distribuiti dalle mani dei pazienti. Comincia Mariella, poi tocca a Margherita
e a Geremia: si fanno avanti per offrirgli la merenda, per conquistare l’attenzione
di Paco. Per lui, un goloso premio in cambio della gioia portata in reparto
ogni mercoledì dalle 15.30 alle 16.30. I pazienti si sporgono dalle sedie, allungano
la mano, qualcuno scherza fingendo di dargli il biscotto, pur di accarezzarlo
una volta in più.
Solo Giuseppe sta sulle sue, non sembra
interessato all’attività. Finché Paco non gli si siede ai piedi e lo conquista.
Allora “Beppe” ispeziona le sue orecchie, le sente calde, le sposta e poi le
rimette a loro posto. Mosse strane. Forse. Ma se ci si pensa «ogni reazione di
avvicinamento o confidenza – commenta la terapista Michela Minuti – fa sentire il paziente stimolato, innesca un senso
di accadimento spontaneo, lo invoglia a essere parte del gruppo».
Sono venti i pazienti del reparto Alzehimer di
Desenzano, «ma solo dieci – aggiunge l’educatrice – sono stati selezionati per
questa attività, che va fatta in piccoli gruppi». Nella saletta del nucleo
Rosa, dedicato alle persone che soffrono di Alzheimer, nella Residenza
sanitaria assistenziale di Desenzano, un velo di serenità illumina i volti. Spariscono
il delirio, l’ansia, la paura, il vuoto. C’è Paco a fare le feste, a calamitare
l’attenzione, a scodinzolare da un ginocchio all’altro e a strappare sorrisi e
complimenti. Ogni cane, coinvolto nella Pet Therapy, è certificato e
riconosciuto idoneo per tale attività. Più di altri animali, il cane reagisce riesce
a stimolare i pazienti per circa un’ora. Alla Rsa di Desenzano, l’attività al
nucleo Rosa vede in azione Paco, mentre il suo “socio” Blues, un Golden
Retriever sempre di Michela, è il “pet-terapista” dell’ora precedente con gli
ospiti che giornalmente frequentano il Centro Diurno Alzheimer.
In molte occasioni si è sentito parlare di
questa terapia, usata con i bambini, i disabili, gli anziani, ma seguire in
diretta una seduta di Pet Therapy fa cogliere gli effetti reali, positivi e
sinceramente toccanti che un animale può innescare in una persona, in
particolare se soffre di Alzheimer. Una malattia degenerativa che s’insinua
nella memoria a tradimento, ne cancella i ricordi, confonde i riferimenti
spazio-temporali, fino a non far riconoscere più neppure i familiari.
Ma la Pet
Therapy può riaccendere flash sul passato. «Io andavo pazza per i cani da
piccola» accenna Giulia, che riprende possesso di un frammento del suo trascorso
e inizia a pure cantare. Paco si porta col muso in avanti, è pronto a
distribuire “baci” se serve, quasi a voler rassicurare i nuovi amici. Le
reazioni variano a seconda dei pazienti, certo. «Con la Pet Therapy, attraverso
il cane, si riesce a interagire più facilmente con gli assistiti;
il lavoro a contatto con l’animale stimola la parte emotiva e invoglia a
prendersi cura di lui. Oltre a questo, gli studiosi hanno accertato nel tempo
anche altri benefici psico-fisici nella persona come, per esempio, la diminuzione
della pressione arteriosa con il rallentamento del battito cardiaco», aggiunge
Michela. Nei corsi di Pet Therapy c’è chi si fa accompagnare anche da gatti, o
conigli, cavalli o asini a seconda degli spazi disponibili, persino pappagalli
o delfini.
Come accade con i malati di Alzheimer, ci sono
persone che hanno chiuso, a causa della malattia, i canali di comunicazione e
che non reagiscono a stimoli e attività, eppure durante la Pet Therapy si rianimano
e interagiscono spontaneamente. Prendersi cura di un animale dà tranquillità, può
aiutare a calmare l’ansia, lo stress e anche a lenire la depressione.
E lo
sperimentiamo in questo reparto della casa di riposo di Desenzano, per i dieci
pazienti scelti per continuare l'attività assistita dall’animale.
Per loro, sorrisi e momenti di tenerezza, fra una carezza e un biscottino. Infine,
una foto con Paco e, prima dei saluti, il momento della pallina: una gara a chi
lancia più lontano, mentre Paco fedele corre a riprendere il suo ‘trofeo’.
La
pallina rossa passa di mano in mano, gli ospiti lanciano e Paco afferra e torna
fiero. «Sarà premiato con una corsetta all’aperto e la ciotola piena, a fine
serata, prima della nanna». Manuela conosce bene i gusti del suo collaboratore.
L'ora finisce. Giulia lo saluta dalla sua “carrozza” e allunga la mano per rubargli un’ultima carezza. «Ciao Paco, torna presto a trovarci».
L'ora finisce. Giulia lo saluta dalla sua “carrozza” e allunga la mano per rubargli un’ultima carezza. «Ciao Paco, torna presto a trovarci».
Un ringraziamento particolare alle educatrici della Cooperativa Altana, al direttore amministrativo dott. Corrado Cattaneo e alla presidente della Fondazione S.Angela Merici Onlus Emilia Bresciani Carretta.
Francesca Gardenato per Verona Fedele
che bella storia hai raccontato; neanche lo sapevo che usassero questa terapia alla casa di riposo.
RispondiEliminason capitata qui per la prima volta inseguendo (zapping in rete!) alcune info relative a noi musica e ti trovo un altro pezzo di Francesca ;)
grazie ancora e auguri di buon lavoro
Lidia
Grazie Lidia per il tuo commento. In effetti a Desenzano era da un po' che questa terapia era nell'aria, ma da un mese e mezzo o poco più è stata avviata e mi pare che i risultati siano davvero notevoli.
EliminaTi ringrazio di avermi "letta".
Tra le tante notizie più o meno belle in cui siamo immersi, sono esattamente queste le storie che sento di dover raccontare e che mi piace poter condividere sul mio blog. Un caro saluto. Buon Natale! F.