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venerdì 6 aprile 2012

Intervista a Costanza Miriano: "la felicità è nel matrimonio"

Costanza si definisce cattolica e sempre felice. Giornalista di Rai Tre e scrittrice, è una sostenitrice scatenata del matrimonio, “avventura meravigliosa” e unica risposta a quell’anelito che ognuno di noi ha dentro di sé, verso l’amore eterno.

“Sposati e sii sottomessa”, edito da Vallecchi, è un titolo azzardato, quasi una provocazione, un'espressione che cita San Paolo e ha una accezione tutta positiva. Costanza Miriano affronta con scrittura simpatica e disinvolta, pur nella profondità delle riflessioni, un tema delicato e discusso con la convinzione che nel terzo millennio sposarsi e fare figli faccia ancora la felicità della donna. 
Attraverso lettere originali ed esilaranti a una serie di amiche (che esistono davvero, con altri nomi) racconta di amore, matrimonio e famiglia in uno stile inedito, tra citazioni bibliche e moda, dispensa consigli e invita ad accogliere con gioia nuove e numerose vite. 
Per qualunque cruccio o problema, la sua risposta è sempre la stessa “sposati e fai un figlio”.
“L’uomo deve incarnare la guida, la regola, l’autorevolezza. La donna deve uscire dalla logica dell’emancipazione e riabbracciare con gioia il ruolo dell’accoglienza e del servizio. Sta alle donne, è scritto dentro di loro, accogliere la vita, e continuare a farlo ogni giorno”.
Anche nel suo intervento a Desenzano, lo scorso 20 marzo su invito del gruppo Segni del vero, Costanza ha ricordato a tutte le donne presenti nell’affollato auditorium Giovanni XXIII la loro missione: interpretare con coraggio, fino in fondo il loro ruolo di “donne senza paura”.


Costanza, quando hai deciso di scrivere questo libro? 
«È successo in un periodo in cui non lavoravo molto e parlando con un collega del Foglio, Camillo Langone, sono saltate fuori le lettere che scrivevo alle mie amiche, in cui consigliavo loro di sposarsi e di fare figli».
Sottomettersi per la gioia della famiglia e del mondo intero. Come è nato il pensiero che ha ispirato il titolo? 
«È nato con il libro. Da uno scambio di mail con Camillo: appena ho nominato la parola “sottomissione”, detta per inciso, lui mi ha subito incoraggiata… “fantastico, deve essere nel titolo”. E ha avuto ragione perché un titolo così si è subito fatto notare. Tocca un nervo scoperto, la parola sottomissione può essere intesa anche in modo che può ferire, ma attira l’attenzione di tutti. Nel libro emerge però che è un concetto positivo».
La giornalista Costanza Miriano 
con gli organizzatori
Paola e Marcello Belletti
Con questo azzardo, nel titolo, hai attirato l’attenzione di qualche femminista? 
«Non ho avuto attacchi, solo recensioni positive. E 20mila copie… Giusto il “Fatto quotidiano” ha lanciato qualche obiezione, ma non così cattiva. I blogger hanno scritto cose non sempre belle ma in internet, si sa, c’è di tutto!»
Un lavoro, una casa, quattro figli, un marito: qual è il segreto per riuscire a conciliare tutto? 
«Sniffo! A parte gli scherzi, dormire e mangiare sono necessità che praticamente ho rimosso... Fatico molto, accetto l’imperfezione, malgrado a noi donne scocci parecchio non seguire tutto per bene. So che non farò carriera, non avrò sempre una casa perfetta e i miei figli non saranno sempre super-seguiti come il primogenito. Il discorso della qualità del tempo va bene per il primo figlio, ma poi… Io non posso non lavorare per motivi economici, quindi devo saper conciliare tutto. Le giornate, come ogni mamma, si alternano tra figli e lavoro. E l’unica cosa che ho aggiunto è la scrittura, rigorosamente dopo mezzanotte. È una concessione, una cosa che mi piace molto e mi rilassa».
La tua professione di giornalista si concilia con la vita familiare? 
«Solo se si accetta di non fare carriera. Se si vuole emergere, in questo settore come in altri, bisogna avere una disponibilità quasi totale per la professione. I capi mandano chi è pronto a sacrificarsi… E per me al primo posto c’è la famiglia».
C’è ancora un buon motivo per sposarsi, nel 2012, quando la società non sostiene la famiglia e per avere figli si rischia di essere licenziati? 
«Assolutamente sì, perché questa è la nostra società e nessuna condizione politica, economica e sociale potrà mai cancellare quella che è la nostra vocazione, la nostra felicità. 
Anche la giornalista del “Fatto quotidiano”, che mi ha definita “zelante come una testimone di Geova” scriveva che “per quanto tali tesi (sposarsi ed essere sottomessa) facciano rabbrividire e arrabbiare, anche noi femministe che abbiamo combattuto per l’aborto, quando ci viene chiesto quale sia il giorno più bello della nostra vita, rispondiamo “quando è nato nostro figlio”, o “dopo un divorzio cerchiamo sempre la storia per sempre”. Dentro ogni donna c’è una voragine, un forte bisogno di essere amata che si colma col matrimonio».
C’è mai stato un momento, magari per una brutta lite, in cui tu abbia pensato di lasciare tuo marito? 
«No, mai. E dove vado da sola?»
C’è distinzione tra uomo e donna nel matrimonio? 
«Siamo diversi in ogni fibra. L’uomo è cacciatore, portato all’esterno. La donna è vocata all’accoglienza, fa cento cose insieme, magari male, ma si destreggia… nell’essere uomo e donna è nascosta la trinità e la complementarietà che è insita nella dinamica d’amore».
In casa vostra c’è la divisione dei compiti? 
«Sì, ma molto tradizionale. Lavorando entrambi, mio marito mi dà una mano. Però più che per le mansioni spicce, come chi apparecchia e chi sparecchia, che sono funzioni irrilevanti, è nel ruolo educativo che la divisione dei compiti è basilare e lui per me è prezioso. Il padre è la regola, la madre è l’accoglienza. A casa nostra questo è chiaro».
Altri figli, ci hai pensato? 
«Ho 41 anni, se arrivassero altri figli sarei solo contenta. Ogni tanto lo dico per scherzo quando voglio catturare l’attenzione di mio marito, se vedo che non mi sta ascoltando: “caro sono incinta…” e subito si gira».
Altri libri? 
«Sto scrivendo un libro pensato per gli uomini “Sposala e muori per lei”. Ci sto lavorando tutte le notti, fino alle 4 del mattino».


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