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sabato 25 maggio 2013

Preziosi solidali, una mostra per sostenere Lankama

Lankama vi invita alla mostra di preziosi solidali a Soiano del Lago (oggi e domani sul Garda bresciano). Accessori unici, realizzati e ricamati a mano da ragazze indiane del laboratorio LanakmAtelier, il cui ricavato andrà a sostenere lo sviluppo dello stesso progetto in India: la nascita di una boutique in cui poter esporre e vendere questi articoli, anche in India.

Al progetto contribuisce anche il nostro 2° Concorso nazionale di moda musicale "Vesti la Musica... in abito da sera" con le due serate del 13 e 15 giugno 2013 a Sirmione e Rivoltella del Garda.

Lankama è una piccola associazione Onlus con sede a Pozzolengo (presidente è l’amica Loredana Prosperini). Da 15 anni opera in una delle zone più povere dell’India del Sud facendosi carico della crescita e dell’educazione di circa 300 bambini nella Smiling Children’s Home, una casa di accoglienza dove i ragazzi vivono, mangiano, giocano e studiano.

Per due giorni – sabato 25 e domenica 26 maggio – presso il Residence SanRocco di Soiano del Lago, in via P.Avanzi 11, Lankama mette a disposizione degli ospiti una collezione unica di accessori creati a mano nel laboratorio di ricamo-sartoria avviato in India: borse, cinture, bracciali, beauty set e portagioielli, tutti pezzi unici e artigianali. Creazioni ricamate a mano su preziose stoffe indiane, articoli colorati e raffinati, il cui ricavato servirà a potenziare il progetto LankamAtelier.
L’apertura della mostra mercato sarà oggi pomeriggio alle 15.30, fino alle 19 circa, e domani dalle 10 alle 18. Per chi desidera è anche possibile prenotare la cena vegetariana ai sapori dell’India o il pranzo della domenica al prezzo di 35 euro (il ricavato andrà sempre a favore dei bambini e delle donne di Lankama).

I bambini aiutati da Lankama in questi anni sono orfani o provenienti da famiglie poverissime nella regione Andhra Pradesh (a Sud dell`India), dove il 43% dei bimbi sotto i 14 anni lavora nei campi di cotone o di riso: le ore di lavoro sono tante, la paga è misera (meno di un euro al giorno) e il lavoro sfiaccante, in condizioni irregolari. Appartengono alla casta degli intoccabili che, per quanto ufficialmente sia stata abolita nel 1947, in pratica ancora permane. «L’unico modo per farli uscire dal ghetto in cui sono confinati, è dare loro un’istruzione o insegnare loro un mestiere», dichiara la presidente di Lankama, Loredana Prosperini. «Il nostro obiettivo primario è quindi quello di offrire a questi bambini una speranza per il loro futuro, dando loro la possibilità di frequentare qualche anno di studio e di essere inseriti nel mondo del lavoro. Potranno così un giorno rendersi autosufficienti, essere di aiuto alle loro famiglie e alle generazioni che verranno».
Per gli orfani è stata costruita la Smiling Children’s Home; gli altri ragazzi vivono con loro famiglie, nei villaggi vicini. Quando hanno compiuto i 10-12 anni succede a volte che alcune famiglie li ritirano dalla scuola per mandarli a lavorare, privandoli di un’educazione e quindi di un futuro migliore. Determinati a risolvere il problema, i volontari di Lankama, hanno cercato di fare qualcosa di concreto per i ragazzi, le loro famiglie e capire le loro esigenze e sfide quotidiane.

«Abbiamo dunque messo in atto un’attività di sostegno all’economia familiare – continua la presidente Prosperini –, in modo da rendere meno necessario il ricorso al lavoro dei piccoli, che avrebbero così potuto continuare a studiare, fino a finire almeno la terza media. Ma se volevamo che l’intervento non fosse momentaneo, tanto per risolvere una situazione contingente di emergenza, dovevamo mettere in atto qualche strategia per dare continuità al progetto, coerentemente con la nostra missione. 
Dopo la terza media, capitava comunque che alcuni ragazzini o ragazze fossero costrette a lavori saltuari, in condizioni assurde. Il lavoro di queste persone (che qui vengono chiamate “coolie”) consiste nel trasportare mattoni, spaccare pietre, tagliare rami per produrre i bastoncini d’incenso, trasportare i bagagli dei passeggeri nelle stazioni, lavorare occasionalmente nei campi di tabacco o di cotone… Ma l’occupazione principale (circa l’80% nella nostra regione, l’Andhra Pradesh) si svolge nelle risaie e consiste nel piantare i germogli del riso e tagliare le piantine quando sono cresciute. Nel fango, sotto il sole rovente o la pioggia».
Si prospettava quindi chiaramente la necessità di offrire loro un’alternativa concreta per sottrarli al giogo di un lavoro infame e senza prospettive.   
Lo sfruttamento del lavoro minorile è diffuso in tutto il mondo, ma in particolare in India vi sono variabili culturali e sociali che aggravano il problema. Le leggi nazionali proibiscono il lavoro per i minori di 14 anni, ma non vengono rispettate per gli “intoccabili”. 

Per cominciare, racconta ancora Loredana, «abbiamo puntato sulle ragazze: un gruppo di dieci giovani donne che avevano interrotto gli studi per la necessità di sfamare una famiglia che aveva perso il padre o che si era indebitata o più semplicemente che si era ampliata con l’arrivo di nuovi nati.  
Per toglierle dal lavoro in risaia, due anni fa abbiamo istituito un atelier di sartoria: abbiamo acquistato macchine da cucire e abbiamo mandato le ragazze a frequentare corsi di ricamo, taglio e cucito.  Nel laboratorio sono state ammesse anche alcune giovani vedove del villaggio vicino».
È nato così il laboratorio – e il progetto – “LankamAtelier, prezioso solidale”, «atualmente utilizzato per la nostra comunità che ha in questo modo la possibilità di confezionare in proprio ciò che occorre ai bambini (divise, abiti, pigiami e camicie da notte…) e le giovani sarte si stanno perfezionando nel ricamo a mano, per confezionare sari da proporre alle ricche signore indiane. In questo modo si renderanno autosufficienti e potranno essere di aiuto a se stesse, alle proprie famiglie e insegnare a loro volta il mestiere alle generazioni future».

Con la collaborazione di una stilista desenzanese ChiaraZanetti, il progetto offre alle ragazze indiane coinvolte una grande opportunità, portando professionalità (e non sfruttamento), offrendo loro un salario accettabile, una ragionevole sicurezza del posto di lavoro, un monte ore regolato, impegnandole in un’attività produttiva che possa generare risorse economiche in una delle comunità più emarginate del mondo».
Nell’ambito di questo programma Chiara Zanetti ha pensato a un progetto per  valorizzare il lavoro e la manualità di un Paese come l’India, dove vengono sfruttate all’osso la manodopera e le persone. «Ho fatto ricamare alle ragazze di Lankama – spiega Chiara – disegni su strisce di pelle da me progettate e poi montate trasformandole in originali e raffinati bracciali. Il lavoro è stato seguito personalmente in India da Loredana, presidente di Lankama».
All’insegna del prezioso solidale, le ragazze hanno poi continuato a lavorare creando altri accessori di moda: collarette, fusciacche, beauty set, portagioielli.
Il progetto non si ferma qui e con la vendita degli accessori si spera di poter costruire il seguito. La Smiling Children’s Home si trova a 25 km dalla città, nel piccolo e sperduto villaggio di Apparaopeta, che non è raggiungibile con mezzi pubblici e ci si arriva attraverso una stradina stretta e dissestata.
«Il nostro desiderio – riprende Prosperini – è quello di utilizzare il laboratorio per eseguire lavori su commissione per l’esterno, cioè confezionare e ricamare sari e panjabi per le signore indiane. Vorremmo quindi affittare un piccolo locale, una bottega in città, dove a turno alcune delle ragazze potranno mostre alle clienti del centro i loro prodotti, un catalogo con tutte le immagini dei loro disegni, per poi prendere le ordinazioni. Gli utili saranno poi suddivisi fra le ragazze che avranno lavorato al progetto, realizzando una sorta di social enterprise».



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