Benvenuti nel regno della parola

Progetti, comunicazione ed eventi, articoli e curiosità

Dalle rive del lago di Garda... tutto ciò che amo fare, per lavoro e per passione!

"Le parole sono innocenti.
Siamo noi che, usandole senza fantasia, le rendiamo odiose". (Umberto Eco)

© È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo sia effettuata, dei contenuti e delle immagini presenti in questo blog, se non autorizzata. Sono ben accetti pareri, consigli e segnalazioni utili.

giovedì 24 novembre 2011

Giovani disertori in cerca di lavoro

Perché i giovani cercano lavoro, ma poi disertano i bandi comunali?
Accade a Desenzano del Garda, comune “turistico” di 27mila abitanti.

Da bando comunale, come in altri paesi d’Italia, la prospettiva per i rilevatori Istat (giovani con cittadinanza italiana, maggiorenni e disponibili a collaborare con l’ente spostandosi sul comprensorio comunale) era di guadagnare circa 6mila euro lordi, a fronte di quattro o cinque mesi di attività e un minimo di 8 ore settimanali, sabato compresi, spostandosi con mezzi propri, in contatto con le sedi degli Uffici censuari, centrali o decentrati, di Desenzano.
Piazza Malvezzi, Desenzano d/G.
A sorpresa, l’iniziativa non ha quasi per nulla stuzzicato i maggiorenni della città, forse per l’entità compenso, forse per l’occasionalità del lavoro, forse per lo scarso interesse attuale a collaborare l’ente pubblico... Mere supposizioni.
La cifra compensata, seppur relativa, è pur sempre un’entrata monetari e, per uno studente o un disoccupato, qualche mese di guadagno è meglio di nulla.
Su 27mila abitanti però, osserva amaramente l’assessore ai Servizi sociale di Desenzano, «non si sono trovate 20 persone disposte a fare i rilevatori e coordinatori Istat. Abbiamo ricevuto solo 10 domande, peraltro tutte accolte. Possibile che nessun giovane disoccupato abbia colto questa opportunità?». Sempre Valentino Marostica aggiunge: «E ha avuto una sola domanda il bando per volontari in Servizio civile che offre, per un anno di lavoro sociale nei Centri di aggregazione giovanile e al Punto Giovani, un rimborso mensile di 430 euro; è un’esperienza utile anche ad arricchire il curriculum e i crediti formativi».
Dopo tali constatazioni e un paio di incontri pubblici semideserti, commenta l’assessore desenzanese: «Qualcuno mi viene a dire che non facciamo abbastanza per i giovani. Mi chiedo se a Desenzano non stiamo facendo anche troppo…»
Se non sono opportunità di «lavoro facile», a fatica i giovani rispondono con entusiasmo. Ponderano tutto e rinunciano.
Sede Informagiovani di Desenzano, sul lungolago Anelli
 Questo emerge, in sintesi, da una chiacchierata con la responsabile del servizio Informagiovani dello stesso Comune. Lidia Cattozzo riferisce: «Preciso che noi siamo Informagiovani, non Informalavoro, anche se il tema principalmente trattato è quello lavorativo, in tutte le sue accezioni. Le persone vengono a raccontarci la crisi del momento, la difficoltà nella ricerca, la mancanza di formazione adeguata, la necessità di ripartire da capo… Si spazia dal neolaureato un po’ confuso al 40enne in mobilità, che viene da un’azienda in crisi».
Come utenza, l’età media è sopra i 32 anni. La novità per noi, aggiunge la dott.ssa Cattozzo, «è che siamo in rete con altri Informagiovani e l’ufficio provinciale, e stiamo tentando di svecchiare il servizio e di prospettare anche bandi e progetti internazionali».
La risposta degli utenti è generalmente buona, «ma l’approccio è passivo, c’è molta cautela. E, mentre il giovane immigrato del sud… andrebbe ovunque, anche se l’azienda si trova a 30 km di distanza, il neolaureato “locale” è più cauto, riflessivo, oppure non è abituato a mettersi un po’ in gioco o a fare qualche sacrificio».
Una precisazione va fatta: «Non c’è una distinzione netta tra chi ha voglia di fare ed è sveglio e chi non ne ha. Il mercato del lavoro oggi è più spietato di un tempo. Ci sono anche quelli che si deprimono dopo svariati rifiuti, o le classiche domande “devo lavorare anche il sabato?” O “ci sono posti di lavoro nei dintorni di Desenzano?”.
Oltre a questo ci sono anche vincoli familiari che pesano e frenano i figli… Per esempio, l’esperienza dei genitori che vengono da contratti a tempo indeterminato, oggi impensabili». Purtroppo, tocca spiegare che «è finita un’era e ora ci si deve accontentare di contratti di lavoro occasionale, e questo a volte deprime i familiari e di riflesso i giovani».
...già tanto che c’è ancora occupazione!
Resta il paradosso che, se da un lato allo sportello Informagiovani gli utenti cercano speranzosi lavoro, dall’altro disertano i bandi comunali a loro destinati. Come mai? 
Porto Vecchio e castello
«Rispondo con un esempio – replica Lidia Cattozzo –. Proponendo a un giovane la possibilità del censimento, lui mi ha risposto, a distanza di qualche giorno, che “non ne valeva la pena”, perché si chiedeva l’uso di mezzi propri e il compenso era inadeguato. Questo perché un genitore lo aveva fatto riflettere, invitandolo a concentrarsi sull’università. Certo lo studio è importante, ma in passato ci sarebbero state più umiltà e più disponibilità. Oggi si è più calcolatori e quello che si può avere non è mai abbastanza».
Un lavoro in Comune una volta era un’occasione per fare esperienza e imparare, adesso è una chance snobbata. «Nei giovani è saltata la disponibilità a fare grossi sacrifici, con l’appoggio dei genitori, che li proteggono da eventuali delusioni. Se ci fosse il bisogno vero, si accetterebbe tutto».

(Servizio giornalistico di Francesca Gardenato; estratto dell’articolo pubblicato sul settimanale Verona Fedele - del 6 novembre 2011)

Nessun commento:

Posta un commento