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lunedì 15 febbraio 2016

Il "mio" Sanremo 2016

Dall’avventura sanremese torno con la soddisfazione di aver sgomitato ancora una volta con i miei gomiti e camminato solo con le mie gambe, la mia testardaggine e la mia curiosità. A volte farsi largo è fatica, delusione e spreco di energie, ma è sempre bello poter dire “io c’ero e ho fatto del mio meglio”. L’occasione è perfetta per sentirsi anche giornalisti di serie B, provinciali e di poco interesse per l’organizzazione. D’altronde del Festival di Sanremo ne parlano tutti e le voci autorevoli non mancano. Eppure in questi giorni mi sono goduta l’atmosfera della sala stampa ‪‎Rai (in cui sono rimasta per ore murata, facendomi largo tra frotte di colleghi!) e tolta qualche minuscola soddisfazione come sentirmi nel cuore di un grande evento, incontrare un conduttore che stimo tantissimo come Carlo Conti, capitano di un’impresa artistica e musicale che ancora, dopo 66 anni, è una vetrina-simbolo della nostra ‪‎Italia, nel bene e nel male (anche nelle canzoni scialbe di quest’anno, nei discutibili nastrini arcobaleno e nell’inutilità del “valletto” Garko).


Non torno a casa né più ricca né più povera, ma ringrazio chi mi ha dato la possibilità di esserci, di respirare l’aria del Festival con le sue contraddizioni, il suo caos (oltre mille giornalisti in sala stampa e una città intasata dal traffico e dallo smog, con un centro aperto alle auto: una follia!), i suoi svariati pass e l'atmosfera fieristica di Casa Sanremo. Comunque è stato bello sbirciare “dietro le quinte” ed entrare di straforo nel famoso teatro Ariston, aggiornando così il mio piccolo bagaglio di esperienze da freelance di periferia.
Condivido qui alcuni passaggi o ricordi delle interviste raccolte per le radio con cui ho collaborato nei miei giorni sanremesi, ovvero RCS Verona, Radio Circuito 29 e Radio Noi Musica.
Gabriel Garko
“Ai giovani che vogliono lavorare con la musica sentiamo di dire che non esistono solo i talent, ma ci sono anche i locali e le cantine dove fare musica e crescere”, belle parole pronunciate dai vincitori di questo festival, gli Stadio, forti di quarant’anni di carriera alle spalle e pronti per il tour che li porterà a esultare con il loro affezionato pubblico negli stadi d’Italia.
Esemplare per i giovani, cantanti e non solo, anche lo spirito dei ‪‎Pooh che dopo cinquant’anni non hanno mancato di ricordare l’importanza del gruppo sul palco dell’Ariston: “Il gruppo ti sta vicino, ti fa sentire la presenza e ti aiuta a tornare in pista”.
Dolcenera
Dolcenera o #Dolcenerd è senza dubbio una delle migliori voci di questo Sanremo 2016: “Il pianoforte è il mio linguaggio, il mio modo naturale di esprimermi e mi permette di salvarmi dall’ansietta sanremese”. Grinta e performance straordinaria. Ha difeso con le unghie il suo pezzo “Ora o mai più”: “È stato un attimo, è nato come una cosa straordinaria, musica e parole insieme, e io sento di doverlo difendere come se fosse un figlio mio”. Una canzone che racconta di un amore maturo e un’evoluzione artistica e musicale, che forse è stata poco capita e  certamente meritava di più nella graduatoria finale.
Arisa, voce eccezionale, ma al festival con un brano deludente, più superficiale di quanto voglia far sembrare, da penso positivo ma non so da che parte andare. “C’è stato un errore di interpretazione nel testo, a me l’uomo serve, e molto!”, ha ironizzato l’artista con noi giornalisti. “Credo in un’energia superiore, nell’Universo, non per forza devo chiamarlo Dio... Mi piace credere che due anime possano unirsi e sentirsi una sola...”.
Quando indaghiamo per capire se il testo celi una fede più intima, la risposta è confusa e tutt’altro che profonda: “Dove dovevo andare? Cosa dovevo dire? Se il caso vorrà che dica altre cose... lo farò. Ma i testi non li scrivo io, li scrive Giuseppe Anastasi”.
Lei d'altronde è così: naturalmente svanita, ma semplicemente simpatica, risponde cantando e confonde la destra con la sinistra. Ironizza sul suo look che non è piaciuto: “Volevo che le signore a casa mi sentissero una di loro. Ho scelto l’abito (la sottoveste?!, ndr) con il mio personal stylist (che responsabilità!) ma purtroppo ci è andata male!”
Dalla nonna ha preso la preghiera della sera, la pizza a colazione tagliata con la forbice e l’amore per il sugo. Si sente cantante più che valletta. L’Ariston la emoziona all’inizio, poi tutto passa. E ride, ammicca, fa smorfie, si ferma fino all’ultimo flash, risponde a tutti. Anche a noi che la soffochiamo di richieste. La portano via a forza. Piace troppo Arisa, anche quando si impappina, quella voce da bambina, ma quando canta guai: intonata, perfetta, improvvisa un pezzo in napoletano, a cappella. “Sono di Potenza, eppure mi sento napoletana!”. Il suo nuovo album racconta di lei, donna e artista. La sua storia e il suo sogno d’amore. Anche questo è Sanremo 2016.
Rocco Hunt
Il rapper Rocco Hunt, invece, è ben felice di aver dato la sveglia al Festival di Sanremo: “Io voglio risvegliare l’Italia e la politica, non i giovani, che sono già abbastanza svegli”.
Enrico Ruggeri
Enrico Ruggeri, come Carlo Conti, si sente a suo agio nella sala stampa Lucio Dalla, che accoglie i giornalisti di tv e radio nazionali. Elogia la radio: “Ha un pubblico più attento e di qualità”. Sulle giovani proposte dice: “Devono piacere al primo singolo; i nuovi cantanti sono molto più penalizzati di noi una volta, perché oggi hanno meno tempo per lavorare bene e farsi conoscere”.
Carlo Conti (al centro)
Che conduttore pazzesco, unico, perfetto il capitano Conti: rilassato come in una vacanza tra amici sulla riviera ligure. Gestisce lo stress come la sua squadra, egregiamente. Solare quanto la sua tinta, elegante, sempre con la battuta pronta, mai volgare, mai sopra le righe. “Qui mi sento a casa – ci confida in sala stampa – perché sono nato in una radio locale e il primo amore non si scorda mai”. In ogni momento dice la cosa giusta, senza sforzo e col sorriso. Accompagna lo scherzo con la sua gestualità. “Sono fiorentino, mi piace scherzare”, quasi a giustificarsi. Torna serio alla domanda sull’ospite della seconda serata: “Non ho voluto raccontare i particolari della storia del maestro Ezio Bosso, mi è bastato entrare con lui in carrozzina e lasciare spazio a lui e alla sua storia”
Grandi emozioni con il pianista, compositore e direttore d’orchestra malato di Sla, Ezio Bosso che, prima di lasciare il palco dell’Ariston, ci ha lanciato un’ennesima perla: “La musica come la vita si può fare solo in un modo: insieme”. Profondità di musica e parole in un intervento eccezionale.
Infine, Virginia Raffaele, comica, imitatrice, attrice e conduttrice è la donna che ha stravinto il festival, acclamata sia dagli uomini che dalle donne! Vulcanica, simpatica e intelligente, ci ha sorpreso e fatto ridere in ogni serata. “Ho realizzato il mio sogno e ho sentito il grande calore del pubblico”. Accanto a lei Madalina Ghenea, dolcissima, timida e di una insicurezza pari alla sua notevole bellezza, la donna dei mille grazie.
Con il direttore d'orchestra Pinuccio Pirazzoli
Patty Pravo
Lorenzo Fragola
Dear Jack

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