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lunedì 14 maggio 2012

La nuova campagna e la vecchia conoscenza

Nella mia cittadina (oggi non tanto ridente), Desenzano del Garda, si va al ballottaggio domenica 20 e lunedì 21 maggio: il civico Renzo Scamperle contro Rosa Leso del Pd, aspirante a essere la prima donna-sindaco per la città.  Ma per molti comuni è bastato il primo turno a confermare o rinnovare l’amministrazione civica.


Al di là dei risultati del voto, a ogni campagna elettorale si aggiunge qualcosa di nuovo.
Ora che la corsa è finita, si può guardare indietro e osservare un poco il percorso. Se una volta la battaglia tra i pretendenti alla poltrona si combatteva solo a suon di manifesti, santini e comizi, oggi i simboli li abbiamo visti ovunque: sulle penne e sugli uomini sandwich, sulle auto e sui maxischermi, persino su magliette, palloncini e persino tappeti!
In facebook e twitter, social network in gran voga, un turbinio di commenti e provocazioni. Fuori dalla rete, un fiorire di gadget più o meno originali, una gara sfrenata a chi sorprende di più, nella speranza di riuscire a fermare l’attenzione e a conquistare l’agognato voto. La pubblicità ha coperto il suolo pubblico, in barba al rispetto dell’ambiente, leitmotiv di molte liste.
Da galante (candidato) c’è chi ha regalato fiori alle signore o ha tappezzato le auto di “Aprimi”, messaggi e grandi promesse. 
La comunicazione, quella elettorale in questo caso, può essere paragonata a una lama a doppio taglio. In effetti, un messaggio non testato (non provato in anteprima su un campione rappresentativo di elettori) potrebbe diventare un brutto autogol, stancare e produrre l’effetto inverso, ecco allora che ci si affida in toto ad agenzie di comunicazione specializzate e consulenti dell’immagine, che mai come questo giro hanno consigliato espressioni serie e sguardi impegnati, per seguire la sobria linea del governo Monti.
L’ufficio stampa tradizionale è stato supportato da una campagna comunicativa sempre più orientata al web 2.0, tra twitter e facebook, interviste caricate su siti internet, giornali on-line, blog e web radio e web tv. Un’ampia e importante vetrina parallela al mondo reale, con comunicati stampa inviati in diretta e dichiarazioni postate con studiata regolarità. Le interviste audio o scritte hanno girato la rete e “consentito” a molti, anche dopo il silenzio imposto nel mondo reale, di continuare a farsi sentire o vedere fino all’ultimo istante prima del voto.
Oggi la squadra del candidato sindaco, per essere all’altezza dei politici nostrani, si è allargata: servono il portavoce, il consulente politico, uno speechwriter – ovvero una sorta di guida per la stesura dei discorsi da portare ai comizi o confronti pubblici, ma attenzione a chi legge e basta! – oltre che un coordinatore o un manager dell’intera campagna elettorale, un ricercatore di marketing politico-elettorale  e, per i più esigenti, la figura del personal coach che suggerisce pose, toni, mosse e look al candidato, così che tutto, dall’immagine alla voce, sia curato nel dettaglio per incantare al meglio l’elettorato. Che, sappiamo, di questi tempi è sempre più confuso.
A pensarsi su, ci mancherebbe solo la stuntman (una acrobata, magari come controfigura) da far saltare in piazza!
Comunque, la comunicazione affidata a una normale agenzia di comunicazione può non bastare a misurare in anticipo e in maniera scientifica il ritorno di gradimento e di penetrazione, come accade invece se la comunicazione politica è curata da un istituto di ricerca che utilizza strumenti conoscitivi collaudati, più attendibili e di più elevato livello professionale. 
Vabbè, scelta di fatto improponibile nel caso delle liste civiche che quest’anno si sono moltiplicate come reazione ai partiti incapaci di coalizioni o per il desiderio di provare e ambiare qualcosa, e che si autofinanziano e non ricevono denari dalle segreterie. I budget più contenuti generano campagne meno pompose, comunicazione e propaganda “fai da te”, affidate al portafoglio dei candidati, alla fantasia e alla buona volontà dei singoli. Per ufficio stampa un amico, o un nome in lista, e avanti con il passaparola, il giro di santini, volantini e spille e i brindisi in piazza.
Oltre ai cartelloni affissi negli spazi comunali consentiti, si sono visti circolare camper, autobus o autocarri, sono tornati addirittura i famosi Ape per esibire la pubblicità dei candidati. C’è chi si è mosso d’anticipo con sondaggi specifici, somministrati alla gente per tastare il terreno e raccogliere suggerimenti in funzione del programma elettorale.
Via email abbiamo ricevuto newsletter con gli appuntamenti aggiornati giorno per giorno e per strada messaggi subliminali, spot, frasi a effetto, titoli e colori studiati per cercare di far strabuzzare l’occhio del passante. Per creare fermento intorno al candidato sindaco si è fatto di tutto, anche nell’intrattenimento: eventi musicali e teatrali, degustazioni e cene, lezioni di marketing o di buona cucina, concerti con giovani band, incontri con autori e politici, grandi nomi e grandi platee, tanto rumore e un fermento inusuale per certi paese abituati alla quiete del non fare o del più silenzioso costruire.
Ora, dopo settimane affollate di banchetti in piazza, convention e dibattiti, il vecchio (immancabile) porta a porta e cassette della posta intasate, la campagna elettorale anche quest’anno si è conclusa.
Cosa ha fruttato di più? Forse più dei colpi sparati a grande effetto, dai primi risultati, alle amministrative almeno, ancora conta l’essere conosciuti e stimati, magari l’aver alle spalle un partito di sostegno (questo per chi ancora crede nei simboli) e l’aver giocato bene le proprie carte con passaparola e consiglieri noti (che abbiano fatto tanto o poco, a seconda) ma i cui nomi circolino sul territorio, magari da anni. La vecchia conoscenza in Italia è ancora una garanzia. Quasi sempre.

(Francesca Gardenato, da “Verona Fedele” – numero del 13 maggio 2012)

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