Dall’avventura sanremese torno con la soddisfazione di aver
sgomitato ancora una volta con i miei gomiti e camminato solo con le mie gambe,
la mia testardaggine e la mia curiosità. A volte farsi largo è fatica,
delusione e spreco di energie, ma è sempre bello poter dire “io c’ero e ho
fatto del mio meglio”. L’occasione è perfetta per sentirsi anche giornalisti di
serie B, provinciali e di poco interesse per l’organizzazione. D’altronde del Festival
di Sanremo ne parlano tutti e le voci autorevoli non mancano. Eppure in questi
giorni mi sono goduta l’atmosfera della sala stampa Rai (in cui
sono rimasta per ore murata, facendomi largo tra frotte di colleghi!) e tolta qualche minuscola
soddisfazione come sentirmi nel cuore di un grande
evento, incontrare un conduttore che stimo tantissimo come Carlo Conti, capitano di un’impresa
artistica e musicale che ancora, dopo 66 anni, è una vetrina-simbolo della
nostra Italia, nel bene e nel male (anche nelle canzoni scialbe di quest’anno, nei discutibili
nastrini arcobaleno e nell’inutilità del “valletto” Garko).

Non torno a casa né più ricca né più povera, ma ringrazio chi
mi ha dato la possibilità di esserci, di respirare l’aria del Festival con le
sue contraddizioni, il suo caos (oltre mille giornalisti in sala stampa
e una città intasata dal traffico e dallo smog, con un centro
aperto alle auto: una follia!), i suoi svariati pass e l'atmosfera fieristica di Casa Sanremo. Comunque è stato bello sbirciare “dietro le
quinte” ed entrare di straforo nel famoso teatro Ariston, aggiornando così il mio
piccolo bagaglio di esperienze da freelance di periferia.
Condivido qui alcuni passaggi o ricordi delle interviste
raccolte per le radio con cui ho collaborato nei miei giorni sanremesi, ovvero
RCS Verona, Radio Circuito 29 e Radio Noi Musica.
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Gabriel Garko |
“Ai giovani che vogliono lavorare con la musica sentiamo di
dire che non esistono solo i talent, ma ci sono anche i locali e le cantine
dove fare musica e crescere”, belle parole pronunciate dai vincitori di questo
festival, gli Stadio, forti di quarant’anni di carriera alle spalle e pronti
per il tour che li porterà a esultare con il loro affezionato pubblico negli stadi d’Italia.
Esemplare per i giovani, cantanti e non solo, anche lo
spirito dei Pooh che dopo cinquant’anni non
hanno mancato di ricordare l’importanza del gruppo sul palco dell’Ariston: “Il
gruppo ti sta vicino, ti fa sentire la presenza e ti
aiuta a tornare in pista”.
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Dolcenera |
Dolcenera o #Dolcenerd è senza dubbio una delle migliori voci di questo Sanremo
2016: “Il pianoforte è il mio
linguaggio, il mio modo naturale di esprimermi e mi permette di salvarmi
dall’ansietta sanremese”. Grinta e performance
straordinaria. Ha difeso con le unghie il suo pezzo “Ora o mai più”: “È stato
un attimo, è nato come una cosa straordinaria, musica e parole insieme, e io
sento di doverlo difendere come se fosse un figlio mio”. Una canzone che
racconta di un amore maturo e un’evoluzione artistica e musicale, che forse è stata poco capita e certamente meritava di più nella graduatoria finale.
Arisa, voce eccezionale, ma al festival con un brano
deludente, più superficiale di quanto voglia far sembrare, da penso positivo ma non so da che parte andare. “C’è stato un errore di
interpretazione nel testo, a me l’uomo serve, e molto!”, ha ironizzato l’artista
con noi giornalisti. “Credo in un’energia superiore, nell’Universo, non per forza
devo chiamarlo Dio... Mi piace credere che due anime possano unirsi e sentirsi
una sola...”.
Quando indaghiamo per capire se il testo celi una fede più intima,
la risposta è confusa e tutt’altro che profonda: “Dove dovevo andare? Cosa
dovevo dire? Se il caso vorrà che dica altre cose... lo farò. Ma i testi non li
scrivo io, li scrive Giuseppe Anastasi”.
Lei d'altronde è così: naturalmente svanita, ma semplicemente simpatica,
risponde cantando e confonde la destra con la sinistra. Ironizza sul suo look
che non è piaciuto: “Volevo che le signore a casa mi sentissero una di loro. Ho
scelto l’abito (la sottoveste?!, ndr) con il mio personal stylist (che
responsabilità!) ma purtroppo ci è andata male!”
Dalla nonna ha preso la preghiera della sera, la pizza a
colazione tagliata con la forbice e l’amore per il sugo. Si sente cantante più
che valletta. L’Ariston la emoziona all’inizio, poi tutto passa. E ride,
ammicca, fa smorfie, si ferma fino all’ultimo flash, risponde a tutti. Anche a
noi che la soffochiamo di richieste. La portano via a forza. Piace troppo
Arisa, anche quando si impappina, quella voce da bambina, ma quando canta guai:
intonata, perfetta, improvvisa un pezzo in napoletano, a cappella. “Sono di Potenza,
eppure mi sento napoletana!”. Il suo nuovo album racconta di lei, donna e
artista. La sua storia e il suo sogno d’amore. Anche questo è Sanremo 2016.
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Rocco Hunt |
Il rapper Rocco
Hunt,
invece, è ben felice di aver dato la
sveglia al Festival di Sanremo: “Io voglio
risvegliare l’Italia e la politica, non i giovani,
che sono già abbastanza svegli”.
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Enrico Ruggeri |
Enrico Ruggeri, come Carlo Conti, si sente a suo agio nella
sala stampa Lucio Dalla, che accoglie i giornalisti di tv e radio nazionali. Elogia
la radio: “Ha un pubblico più attento e di qualità”. Sulle giovani proposte
dice: “Devono piacere al primo singolo; i nuovi cantanti sono molto più
penalizzati di noi una volta, perché oggi hanno meno tempo per lavorare bene e
farsi conoscere”.
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Carlo Conti (al centro) |
Che conduttore pazzesco, unico, perfetto il capitano Conti: rilassato come in una vacanza tra amici sulla riviera ligure. Gestisce
lo stress come la sua squadra, egregiamente. Solare quanto la sua tinta,
elegante, sempre con la battuta pronta, mai volgare, mai sopra le righe. “Qui
mi sento a casa – ci confida in sala stampa – perché sono nato in una radio
locale e il primo amore non si scorda mai”. In ogni momento dice la cosa giusta, senza sforzo e col sorriso. Accompagna lo scherzo con la sua gestualità. “Sono fiorentino, mi piace
scherzare”, quasi a giustificarsi. Torna serio alla domanda sull’ospite della seconda serata: “Non ho
voluto raccontare i particolari della storia del maestro Ezio Bosso, mi è
bastato entrare con lui in carrozzina e lasciare spazio a lui e alla sua
storia”
Grandi emozioni con il pianista, compositore e direttore
d’orchestra malato di Sla, Ezio Bosso che, prima di lasciare il palco
dell’Ariston, ci ha lanciato un’ennesima perla: “La musica come la vita si può
fare solo in un modo: insieme”. Profondità di musica e parole in un intervento eccezionale.
Infine, Virginia Raffaele, comica, imitatrice, attrice e
conduttrice è la donna che ha stravinto il festival, acclamata sia dagli uomini che dalle donne! Vulcanica, simpatica e
intelligente, ci ha sorpreso e fatto ridere in ogni serata. “Ho realizzato il
mio sogno e ho sentito il grande calore del pubblico”. Accanto a lei Madalina
Ghenea, dolcissima, timida e di una insicurezza pari alla sua notevole bellezza, la donna dei mille grazie.
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Con il direttore d'orchestra Pinuccio Pirazzoli |
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Patty Pravo |
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Lorenzo Fragola |
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Dear Jack |